Rassegna stampa
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IL GAZZETTINO.it, Martedì 14 aprile 2009
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Il Corriere della sera, Domenica 23 dicembre 2007, pag. 13, La lettera
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Salento Pocket, Venerdì 5 ottobre 2007
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Salento Pocket, Martedì 11 settembre 2007
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 21 marzo 2007, pag. “LECCE 4”
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Giovedì 12 gennaio 2006, pag. “Rubriche”
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 10 gennaio 2006, pag. “Gazzetta Volontariato”
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Il Corriere della sera, Giovedì 17 marzo 2005
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Il Corriere della sera, Sabato 20 dicembre 2003, pag. 19
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Venerdì 26 novembre 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 10
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Nuovo Quotidiano di Puglia - Lecce, Giovedì 12 giugno 2003, pag. XIV
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Domenica 8 giugno 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 2
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 3 giugno 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 7
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Lecce Sera, Mercoledì 12 marzo 2003 - Speciale convegno -
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Giovedì 27 luglio 2002, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. “Costa Jonica”
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Il Quotidiano, Giovedì 9 Maggio 2002, pag. XVII
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 8 maggio 2002
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Famiglia Cristiana, n. 10/2002, pag. 11
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 12 dicembre 2001, pag. 4
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Lecce Sera, Domenica 25 novembre 2001, pag. 7
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Venerdì 23 novembre 2001, pag. 3
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 19 giugno 2001, pag. 10
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 19 giugno 2001, pag. L5/5
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Sabato 16 giugno 2001, pag. LE9
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Lunedì 11 giugno 2001, pag. 21
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La Gazzetta del Mezzogiorno, Sabato 19 maggio 2001, pag. LE 4
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Nardò Informa, dicembre 2000, Anno I, n. 4, pag. 12
IL GAZZETTINO.it, Martedì 14 aprile 2009
Pordenone. Muore e dona gli organi:
l'atto d'amore di Kevin, ragazzo down
Un caso di espianto molto raro. I genitori: «Dimostra a chi ha pregiudizi che anche i disabili
sono capaci di grandi gesti»
PORDENONE (14 aprile) - «Era un ragazzo speciale e io sono stata fortunata ad averlo avuto
con me per tredici anni». Kevin Braido aveva 13 anni e viveva a Nave di Fontanafredda.
È morto al Burlo Garofalo di Trieste tre giorni prima di Pasqua a causa di una trombosi
celebrale. Un dolore immenso per i genitori, ma anche un grande segno di solidarietà:
tutti i suoi organi, cuore, cornee, fegato, polmoni e reni, salveranno la vita ad altri 5 bambini.
Un espianto completo anche se Kevin aveva la Sindrome di Down che
comunque non impedisce di donare gli organi. Si tratta in ogni caso del secondo trapianto di
organi da una persona Down effettuato nell’area del Nit (North italian transplant) che comprende Friuli, Veneto, Lombardia, Liguria,
Marche e Trento.
La mamma Rosy, che ha lasciato la fabbrica per seguire Kevin da quando è nato, ha la voce
ferma quando racconta la quotidianità di un tredicenne che «amava lo sport ed era
amato da tutti i compagni e dagli insegnanti». Frequentava la 2B alla scuola media Italo
Svevo a Fontanafredda. «Un ragazzo autonomo, molto intelligente e affettuoso, dotato di un
carattere forte». È stato il papà Renzo, titolare di una ditta artigiana, a
voler rendere noto il gesto che ha permesso di salvare cinque bambini; e lo ha fatto via web
scrivendo poche righe per raccontare una storia che di righe ne merita molte di più.
«Diventeremo nonni fra 15 giorni - spiega mamma Rosy - grazie all’altro figlio
Michael di 26 anni. Kevin era molto orgoglioso di questo nipotino che
aspettava con ansia e diceva a tutti che sarebbe diventato zio di un bambino che si
chiamerà Mirco».
Kevin era un bimbo sano, non aveva mai avuto nulla di serio e quando il medico del Burlo ha
chiesto ai genitori se volevano donare gli organi del ragazzino, la mamma è rimasta senza
fiato. «Sono rimasta impietrita. Poi una suora, il giorno prima che Kevin se ne andasse, mi
ha detto "mamma Rosy si ricordi che dopo tre giorni non ci siamo più". Ho pensato
alla vitalità di Kevin. Ho pensato che non volevo che finisse così. Sapere che in
qualche posto c’è una parte di lui che continuerà a vivere mi ha fatto
decidere».
Kevin stava male da qualche giorno, i sintomi facevano pensare a un virus intestinale, quando le
sue condizioni si sono aggravate. Mamma e papà sono rimasti sempre al suo fianco, fino al
giorno in cui gli sono stati espiantati gli organi. E il padre Renzo sottolinea la volontà
di rendere nota questa storia triste e generosa «soprattutto per dimostrare a tutte le
persone che hanno pregiudizi nei confronti dei disabili che anche queste persone sono capaci di
grandi gesti». La vita di Kevin è stata piena: gite al mare, in montagna e le estati
a Bibione, «dove tutti lo conoscevano - ricorda la mamma -. Faceva Judo e lo scorso novembre
era diventato campione nazionale della sua categoria, ma amava anche andare a cavallo e
nuotare».
Il migliore amico di questo tredicenne speciale era Toby, un bastardino che lo accoglieva
facendogli le feste ogniqualvolta Kevin rientrava a casa. «Quando sono tornata, dopo 14 giorni
di ospedale, Toby mi è subito saltato addosso e poi si è guardato attorno. Allora gli
ho detto che Kevin non c’era più. Sembra impossibile, ma secondo me ha capito. Si
è messo in un angolo ed è rimasto immobile a lungo in quel cantuccio».
Stasera, alle 20.30, sarà recitato il Rosario nella chiesa parrocchiale di Nave di
Fontanafredda. I funerali di Kevin saranno invece celebrati domani alle 15.30 nella stessa chiesa.
Susanna Salvador
Articolo originale
Il Corriere della sera, Domenica 23 dicembre 2007, pag. 13, La lettera
Quel sostegno negato ai disabili
Egregio Signor Presidente del Consiglio,
il Coordinamento Nazionale, composto da 80 Associazioni che in Italia si occupano di persone
con sindrome di Down, ha appreso dal Corriere della Sera (articolo del
20 dicembre, a firma di Gian Antonio Stella) che all'ultimo momento è stato tolto dalla Legge
Finanziaria l'emendamento che prevedeva che la pensione di reversibilità dei genitori fosse
concessa anche alle persone con Sindrome di Down che lavorano (spesso
part-time e in numero estremamente esiguo).
Il fatto ci ha molto stupito e fortemente rammaricato dal momento che per quanto appreso, il
provvedimento, di provenienza governativa, aveva ottenuto il via libera anche dal Ministero
dell'Economia e delle Finanze, previa individuazione della relativa copertura da parte della
Ragioneria Generale dello Stato. La copertura necessaria è di 1,5 milioni di euro
l'anno, una cifra non certo rilevante per il bilancio dello Stato impiegando la quale,
tuttavia, per le persone con Sindrome di Down si creerebbero enormi
benefici.
Già nel 2000 la richiesta sulla reversibilità era stata presentata in Senato tra
i punti di una proposta di legge di iniziativa popolare, supportata da 98.000 firme e
sostenuta fortemente dalle famiglie, poiché il diritto in oggetto migliorerebbe il
livello minimo di sussistenza e, conseguentemente, la qualità di vita delle persone con
Sindrome di Down adulte che si trovano ad affrontare la drammatica
situazione della perdita dei genitori.
Il Coordinamento Nazionale auspicava che questa Finanziaria - che ha più volte affermato
volersi occupare di «equità» e delle fasce più deboli e meno tutelate
della società - vedesse finalmente accolta una richiesta da così lungo tempo
attesa. Sollecitiamo pertanto un Suo intervento affinché il provvedimento - di
entità peraltro modesta - possa essere inserito nel cosiddetto decreto «1000
proroghe» che il Consiglio dei Ministri varerà a fine anno.
Confidando nel Suo sostegno e nel Suo interessamento, Le inviamo i più cordiali saluti
e i migliori auguri di un Felice e Santo Natale.
per il Comitato di Coordinamento Giuseppe Cutrera e Franca Bruzzo
Questa lettera aperta dei famigliari delle persone Down,
così dignitosa e sobria in un'Italia in cui troppi strillano, insultano e minacciano
sfracelli se vengono toccati nei loro interessi spesso ridicoli in confronto a quelli feriti
in questo caso, deve fare riflettere. Tutti. A partire dal presidente della Commissione
Bilancio di Montecitorio Lino Duilio, dal relatore della Finanziaria Michele Ventura e da
quanti portano la responsabilità politica di avere «sfilato» dalla legge
il provvedimento in favore dei disabili così da spendere in altre faccende i soldi
appositamente recuperati da Tommaso Padoa-Schioppa. Per carità, contrariamente a
quanto teorizzava Giulio Andreotti (“a pensar male si fa peccato ma quasi sempre si
indovina”), ci rifiutiamo di immaginare che quei denari siano stati spostati per
accontentare clientele o collegi elettorali. Ma fatichiamo a ipotizzare un uso più
urgente e necessario dell'assistenza ai disabili. E a questo punto per il governo, per la
sinistra, per il Paese, è una questione di onore: aiutare i disabili è un
impegno serio o sono solo bla bla bla?
Gian Antonio Stella
Salento Pocket, Martedì 11 settembre 2007
IL SOGNO DI GIANNI: LE PARALIMPIADI
[ N.D.R. Tutti abbiamo dei sogni. C'è chi sogna di fare fare l'astronauta, di vedere da
più vicino le stelle.
C'è chi vorrebbe passare un po' di tempo su un atollo dalla sabbia bianca e le
acque cristalline.
C'è chi ambisce a compiere un'azione leggendaria e chi sogna soltanto di avere un
po' più di tempo per sé.
I sogni sono di tutti e sono, almeno fino ad oggi, un diritto inalienabile.
Gianni è una persona Down che sogna di poter
partecipare alle Paraolimpiadi. Si impegna. Lavora e si allena ogni giorno.
I sogni, a volte, diventano realtà. Facciamo tutti il tifo per Gianni.]
Il video realizzato da Salento Pocket documenta lo sforzo di Gianni.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 21 marzo 2007, pag. “LECCE 4”
Oggi la giornata mondiale delle persone affette da questa sindrome.
In provincia il riferimento è l'Aipd, fondata nel 1979, con sede a Nardò
Down, protagonisti e non comparse
Gianni Tafuro solleva pesi, fa flessioni, suda, soffre, si
allena ogni giorno. Gianni Tafuro è un atleta e vuole
andare alle Olimpiadi. Gianni è un ragazzo down.
Antonio Greco è il mentore di tanti ragazzi nella bella
palestra di via Adua che dirige da 45 anni. È il suo
allenatore da quando Gianni, che ora di anni ne ha 31, si
affacciò per la prima volta oltre quella soglia.
«Ho scoperto dopo che non voleva venire - dice il maestro
Greco - che non aveva voglia di mettersi alla prova
nello sport. Poi, invece...». Dal giorno della sua prima
seduta di allenamento, Gianni non ha perso un colpo: non
salta un appuntamento dei tre che, settimanalmente, lo
portano ad armeggiare con pesi e bilancieri.
«Qui lo amano tutti - commenta Greco - ma perché è
lui che si fa voler bene: è aperto e sa stare allo scherzo.
Qui, nella nostra squadra di atleti e appassionati, ha trovato
un'altra famiglia».
E Greco può dirlo forte: alle pareti ci sono immagini strepitose
di un tempo che è volato via. C'è lui in posa con i
più grandi e colossali atleti di colore, conosciuti durante le
sue lunghe trasferte in giro per il mondo. La sua attività,
del resto, inizia nel lontano 1962 ma l'entusiasmo è sempre
quello di quando misurava i pesi da sollevare in
quintali e non in decine di chili.
Greco sorride, e ancor di più quando pensa a quel ragazzo
che sta coltivando un sogno. «Ce ne siamo accorti,
che si poteva sognare, durante una gara di sollevamento
su panca a Foggia - racconta - quando alcuni dirigenti
nazionali si sono incuriositi per i risultati del
ragazzo: su 38 atleti è arrivato 34°, un risultato non da poco».
Infatti, e scusate mille volte il termine, Gianni gareggiava
con gli “altri”, nella categoria cioè dei “nor malmente
abili”. “Pezzi” di atleti seniores, che sollevano le
quintalate di piombo. E lì, Gianni ha fatto il miracolo: 95
chili verso il cielo.
«I margini di miglioramento sono molto ampi - dice
l'allenatore - e Gianni è predisposto
molto bene verso questo tipo di attività: ha acquisito
autonomia e sicurezza».
Il sogno? Creare una categoria esclusiva per loro, per
i ragazzi down, per poter gareggiare alle para-olimpiadi.
«È un percorso complesso - spiega Greco - che richiede
un censimento preventivo degli atleti e una ufficializzazione
dei risultati». Ma dalla Fisd (Federazione italiana
sport disabili) e poi addirittura dal Coni e dal Cio, per il
riconoscimento internazionale, potrebbe arrivare presto
la buona novella.
«Con Gianni abbiamo sfondato un muro - conclude, fiero,
l'istruttore - ed ora si può sognare in grande».
Biagio Valerio
Questa sera
Teatro in vernacolo e danza moderna per stare insieme
Un gruppo di ragazzi e ragazze con la sindrome di Down è da anni impegnato in
attività teatrali.
Le discipline artistiche si sono rivelate utili
per far emergere potenzialità, sollecitare
l'uso della parola, facilitare il mantenimento
dell'attenzione. L'opportunità di esprimersi,
di vivere e valorizzare la propria sfera affettiva
diventa “l'Arte del vivere” che aiuta ad
affrontare il difficile cammino della quotidianità.
Quello che viene presentato stasera e che
merita di essere condiviso è uno spettacolo
che permette di apprezzare e riscoprire queste
persone che con impegno, determinazione
e coraggio attestano il loro diritto all'in -
tegrazione. La commedia in vernacolo “Sotta,
sotta” presenta un tema di grande attualità
ma, soprattutto, ci suggerisce che le apparenze
spesso ingannano.
«Io Protagonista 2» vede la partecipazione
straordinaria di Lino Prete.
Tutto avviene nei locali della parrocchia
Beata Vergine Addolorata in località Cenate a
Nardò, la zona delle splendide ville “eclettiche”, sulla strada per Santa Caterina. L'ap -
puntamento è alle 20.
Il programma, oltre alla commedia, prevede
danza moderna con Letizia e Riccardo sulle
note di “Vorrei avere il becco”; “A' livella” con
Lino Prete e Riccardo; brani di pizzica “Ka -
linifta” e “L'acqua te la funtana” con Giulio e
Rosy; Mario ed Elisa sulle note di “Cuando
Vo l ve r a s ” del Grupo Mamey; Serena sulle
note di “E n j oy ” di Bjork; “La manu mi prote”
con Lino Prete e Francesco; Mario ed Elisa
“tanghéri” sulle note di “Last Tango in Rome”
dei Led.
( bv)
Salvatore Ruggeri
«La riflessione di oggi deve diventare il percorso di una vita»
«Il rispetto per la persona. Questo per la società
dovrebbe essere un valore imprescindibile, ma
troppo spesso ce ne dimentichiamo al punto tale
che per ricordarci che esiste una parte della società
più fragile e sensibile si devono inventare le
“gior nate”. Momenti per riflettere e per mettere
in atto tutte quelle azioni e quei propositi che
dovrebbero essere punti fermi del vivere quotidiano
».
Parte così la riflessione del senatore S a l vat o r e
Rugg eri, segretario provinciale Udc, sulla giornata
dedicata ai Down. «Un bambino down aiutato
a crescere, amato - dice Ruggeri - raggiunge
un grado di intelligenza uguale al livello minimo
delle persone considerate normali. Ma la società
non è ancora riuscita ad avvicinarsi con la sensibilità
e l'impegno che sarebbero un gesto doveroso.
Non sono stati fatti tutti gli sforzi necessari
affinchè il loro esperimento della scuola
prima e del lavoro poi, sia facilitato. Ed esiste
ancora grave ed imperante il problema del “dopo
di noi”, il momento tragico del distacco dai genitori
che diventano anziani e non autosufficienti,
o, che è ancora peggio, se ne vanno. Creare una
rete di sostegno, ma soprattutto fare in modo che
queste persone riescano ad acquisire abilità che
consentano un impiego, permettano loro di abitare
da soli o in gruppo, conseguino le legittime
aspettative di una vita il più possibile normale».
Ruggeri insiste sul concetto di normalità. «La
nostra società, sottolinea - è stata abituata da
sempre a considerare coloro che escono dai canoni
della norma solamente dei diversi. Dimenticandosi
e privandosi così di un rapporto con
una parte del mondo che sa offrirci sensibilità ed
emozioni che non possiamo neppure immaginare
». Perciò il senatore spera che la «riflessione
di un giorno diventi il percorso di una vita»
La Gazzetta del Mezzogiorno, Giovedì 12 gennaio 2006, pag. “Rubriche”
Ma la regione Puglia viene incontro ai disabili sensoriali
A proposito della lettera dell'Associazione italiana persone down
(«Gazzetta Volontariato», 10 gennaio), specifico che il bando Sax - B della Regione Puglia per
garantire l'acquisto agevolato di materiale informatico (personal computer e ausili)
per i disabili motori e sensoriali doveva essere formulato in quel modo.
Sax - B è uno strumento indispensabile per fornire ausili diretti all'emancipazione di categorie
svantaggiate, per metterle in contatto con l'esterno, per farle lavorare e studiare, ma ha un difetto di
base. Il bando infatti discende da un accordo di programma formulato dal ministero dell'Innovazione Scientifica
e Tecnologica. E le direttive ministeriali, firmate dal professor Lucio Stanca, escludono categoricamente la
possibilità di prevedere tra i beneficiari dell'acquisto di attrezzature i disabili psichici.
La programmazione statale quindi è stata assolutamente carente su questo fronte e chi accusa la
regione di ignorare la realtà dell'handicap sbaglia o forse è poco
informato. Tuttavia la giunta regionale e il Consiglio hanno approvato, insieme con il bilancio di previsione
del 2006, l'istituzione di un apposito capitolo di spesa che consentirà anche ai disabili psichici di
poter usufruire delle agevolazioni per l'acquisto di materiale informatico.
Così la Regione ha sanato il clamoroso limite della programmazione ministeriale (solo a fatica siamo
riusciti a far rientrare nel bando Sax - B i disabili sensoriali), utilizzando risorse del bilancio autonomo e
riuscendo a porre un primo argine anche agli indiscriminati tagli del fondo sociale previsti dal governo
centrale. Appena il nuovo bilancio 2006 sarà a regime, partiranno quindi anche i bandi diretti ai
disabili psichici.
Elena Gentile
assessore alla Solidarietà Regione Puglia
La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 10 gennaio 2006, pag. “Gazzetta Volontariato”
«Per la Regione Puglia i disabili non sono tutti uguali»
Scrive il coordinamento regionale dell'associazione persone down
Scrive il Coordinamento regionale dell'associazione persone Down
Il 16 gennaio scadranno i termini per la presentazione delle domande con cui le persone disabili potranno richiedere
alla Regione contributi per l'acquisto di supporti informatici (Progetto “SAX-B” Contributi economici per
l'acquisto di attrezzature informatiche per diversamente abili. Pubblicato sul BUR n. 141 del 17.11.2005)
L'iniziativa regionale denota senza dubbio attenzione e sensibilità nei confronti delle persone svantaggiate,
ma suscita ugualmente grande perplessità.
L'accesso al beneficio, infatti, è riservato unicamente alle persone con disabilità fisica e sensoriale,
escludendo, di conseguenza, le persone con disabilità intellettiva, che, pure, nel panorama sociale rappresentano
una realtà sicuramente non marginale.
La discriminazione tra diverse disabilità che si viene a realizzare, si pone in netto contrasto con i principi
ispiratori della politica perseguita in ambito europeo in materia sociale e appare veramente inspiegabile.
Si sarebbe portati a pensare che la nuova Amministrazione regionale, in cui tanti elettori hanno visto un garante
rispetto alla discriminazione e alla distribuzione equa delle risorse, segua un diverso orientamento. O, come minimo,
che manchi al suo interno una precisa conoscenza della composita realtà dell'handicap.
Sembrerebbero assolutamente ignoranti, infatti, i benefici che l'utilizzo del supporto informatico può
procurare anche a chi vive situazioni problematiche come l'autismo, il disagio psichico, la Sindrome di
Down, il ritardo mentale, per fare qualche esempio. Benefici che, invece, non sfuggono a
chi vive quotidianamente queste realtà e si chiede la ragione di una discriminazione che, se possibile,
aumenta la sensazione di solitudine e emarginazione, anche nei confronti di chi dovrebbe operare per appianare le
differenze e non crearne di nuove.
Il coordinamento sezioni dell'Associazione Italiana Persone Down (AIPD) della Puglia
Il Corriere della sera, Giovedì 17 marzo 2005
Muore bimbo down, manteneva la famiglia
È stato trovato nella culla privo di sensi. Con la pensione d'invalidità vivevano cinque persone
Angelino, bimbo down, due anni appena, non poteva dire neppure una parola. Angelino, bimbo
down, operato subito dopo la nascita, non poteva neppure camminare.
Eppure era lui, Angelino, occhi neri neri e le manine forti, a mantenere la mamma disoccupata,
il papà rimasto senza lavoro e i due fratellini, Rosario e Federico. Il primo di quattro
anni, l'ultimo di undici mesi soltanto. Era lui, Angelino, a mantenerli tutti quanti con la sua
pensione di invalidità da 444 euro al mese. Era lui, al passato, perché adesso
Angelino non è più niente. È morto l'altra notte, prima dell'alba, forse
soffocato o chissà per quale altra ragione. A trovarlo senza vita, con la lingua serrata tra
i dentini, la madre e il padre. Angelino era lì, nella culla, immobile, un braccino attorno
all'orsacchiotto. “Svegliati amore, svegliati...”, tutto inutile. “All'una di notte
mio figlio aveva la febbre, tre ore dopo non respirava più” La Procura ha aperto
un'inchiesta: domani l'autopsia All'una Angelino aveva la febbre, ma era successo tante altre volte
e quel batuffolo non abbastanza forte sulle gambe da potersi reggere in piedi da solo, alla fine
s'era sempre ripreso. “L'ho toccato in fronte, era l'una di notte - racconta Salvatore, il
padre, 50 anni, arrivato a Milano da Reggio Calabria tanto tempo fa - scottava un po', allora gli ho
dato un goccino d'acqua e un bacino sulle labbra”. Tre ore più tardi è stata la
moglie a buttarlo giù dal letto. “Salvatore, Salvatore, Angelino sta male...”,
s'è messa a gridare. Ma era già morto, Angelino. E gli uomini dell'ambulanza, arrivati
in fretta, non hanno potuto fare nulla. Il tentativo di rianimarlo non è servito, la corsa
alla clinica “De Marchi” neppure. Una famiglia povera, quella di Angelino. Talmente in
miseria che il ricco di casa era proprio lui, il bimbo down. L'unico, di
cinque, a portare soldi in quel primo piano del palazzone scrostato e grigio di via Pomposa 5, a
due passi dalle luci di corso Lodi. Giri l'angolo ed entri in una favola triste. Non sembra, ma
è Milano anche questa. “Devo ringraziare un amico avvocato - racconta Salvatore, mentre
piange e bacia la foto del suo piccolino ora morto - è stato lui a interessarsi per fargli
avere la pensione. E visto che io sono senza lavoro da tre anni, è con quei soldi, quelli di
Angelino, che qui si mangiava. Ma ai miei bimbi non è mai mancato nulla. Angelino non
mangiava le carote, ma adorava il formaggio e la bresaola”. Già, la bresaola, il piatto
fisso di casa Pace. Una casa che una volta era bianca e dove a fatica entra la luce, dove mancano
le maniglie alle porte, dove anche il crocefisso s'è rotto, dove tre stanze non superano i
quaranta metri quadrati e dove tutti, lì attorno, andavano a fare un salto proprio per
salutare Angelino. “Per sfamare i miei - racconta Salvatore - tanti anni fa ho fatto anche
cose brutte. Ho rubato, ho venduto la droga. Mi hanno arrestato e ho capito che mai avrei potuto
rifarlo. Meglio morto. M'ero trovato un posto da facchino alla cooperativa, ma mi hanno cacciato
quando l'ernia mi ha bloccato la schiena”. Aveva un giocattolo solo Angelino, un orsacchiotto
malandato. Lui gli premeva l'orecchio, l'orsetto suonava. E Angelino, bimbo
down che non camminava e non parlava, allora riusciva anche a sorridere.
Biagio Marsiglia
Il Corriere della sera, Sabato 20 dicembre 2003, pag. 19
Pablo Pineda è il primo europeo con questo handicap a finire
gli studi
«Ho la sindrome di Down e mi laureo
Senza i pregiudizi tutto è possibile»
MADRID - «Sono progressista. Critico questo discorso conservatore che
vige ora nel settore educativo, nella vita sociale e politica... Attenti a non
creare ghetti. Il discorso è globale, colpisce chi patisce sindrome di
Down come anche i negri, gli arabi, tutti i diversi. Il rispetto per i diritti
umani, per l'equaglianza, deve essere al di sopra di tutto, al di sopra del
denaro, del potere, della competitività. E su questo piano stiamo retrocedendo...
Dove andremo a finire? Ci tocca vivere un momento molto duro, a noi progressisti».
Chi parla non è un politico di sinistra o un leader sindacale. Si chiama
Pablo Pineda, ha ventinove anni, possiede un diploma in Magistero e sta per
laurearsi in Psicopedagogia all'università di Malaga. È la prima
persona affetta da sindrome di Down che in europa arriva così lontano
negli studi. Attraverso una lunga intervista al settimanale El País,
il Maestro Pineda ha inviato un messaggio a tutta la società.
Ha parlato di sé, dei genitori, degli amici, delle amiche, dell'innamoramento,
dei suoi studi, delle difficoltà, del lavoro. Anche se continua a studiare
il giovane ha già cominciato a lavorare con il comune di Malaga in attività
di aiuto ai minusvalidi. Funziona, dice lui, come «sensibilizzatore»,
come esempio.
Quando nacque ai suoi genitori venne detto che le possibilità di apprendimento
sarebbero state scarse. I suoi non diedero ascolto ai dottori. «Quando
ero piccolo - ricorda Pablo - mio padre e mia mamma più che consultare
i medici dicevano loro quel che c'era da fare. I dottori dicevano: questo bambino
non potrà imparare altro che le cose più semplici e i miei genitori
non badavano a queste parole. Pensavano: tu occupati delle tonsille e noi ci
occupiamo dell'educazione di nostro figlio. Mai hanno creduto che non potevo
imparare, mai hanno creduto ai medici anche quando mi volevano bene. Pensavano
che dovevo essere autonomo e mi hanno educato con questo obiettivo... Mi lasciavano
andare solo sull'autobus, ad esempio. All'inizio avevano paura, quando ero piccolo,
però si tenevano dentro i loro timori e vigilavano da lontano lasciando
che prendessi l'autobus da solo. Tutti, i genitori, mio fratello, mio zio, si
nascondevano per spiarmi dietro un giornale, come detective. Se cadevano quattro
gocce e chiedevo a mio padre di accompagnarmi in macchina, lui mi diceva “Mettiti
l'impermeabile e vai in autobus”. I miei sono stati forti».
La direttrice della Fondazione catalana sindrome di Down, Katy Trias darebbe
il voto massimo ai genitori di Pablo. Sostiene che per gli infermi di sindrome
di Down occorre un progetto di vita, un nuovo sguardo. Uno sguardo non rivolto
esclusivamente alla sindrome, all'handicap, ma anche alle capacità e
potenzialità esistenti in ogni persona. «Se siamo convinti - sostiene
- che le persone minusvalide hanno possibilità di crescere e di formare
parte attiva della società queste persone sono capaci di rispondere al
progetto, alle aspettative. Se non abbiamo un progetto per il loro futuro, cresceranno
senza speranza, senza dar valore ai progressi e si manterranno confinate al
ruolo di eterni bambini». Da questo ruolo Pablo Pineda ha saputo sfuggire
con determinazione e intelligenza anche se non si nasconde che la buona volontà
non può essere sufficiente. «Come vi sono differenze fra le persone
normali e non tutti arrivano all'università - dice - così esistono
differenze fra noi. Ciascuno arriva dove arriva. Io sento una responsabilità
molto grande». Il giovane non nasconde che si è innamorato molte
volte e sempre di belle ragazze. Amori platonici «Una volta ho perduto
veramente la testa - rievoca - e la ragazza, che se ne era accorta e che aveva
già un fidanzato, mi ha detto: “Pablo, siamo buoni amici, dobbiamo
continuare ad esserlo”. È stata la cosa peggiore che poteva dirmi.
E così mi sono reso conto che quello delle ragazze era un problema in
più. Ho capito che la sindrome di Down mi avrebbe marchiato a vita, che
le ragazze non volevano innamorarsi di me perché ero malato. Eppure continuo
a ribellarmi contro questo pensiero Però so che una ragazza dovrebbe
essere molto speciale. Non piaccio alle ragazze normali. Pensa cosa direbbe
un padre quando si rendesse conto che sua figlia esce con un fidanzato con sindrome
di Down».
MINO VIGNOLO
La Gazzetta del Mezzogiorno, Venerdì 26 novembre 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 10
I DIARI DI AMNESTI Una campagna e una raccolta di firme a sostegno dei
minori disabili mentali
Bambini down come morti viventi
Nella Federazione russa vengono tolti ai genitori e internati
In un articolo apparso il 24 luglio 2002 sulla Nezavistmaia Gazeta, giornale russo, si
legge «In Russia un neonato con Sindrome dl Down viene immediatamente tolto alla
madre senza nemmeno mostrarlo al genitori ai quali viene assicurato che non
sopravvivrà oltre i 25 anni. Una volta rinchiuso In un istituto, non gli si
insegnerà ad essere indipendente, a vestirsi, a nutrirsi, a relazionarsi con gli
altri e se inizierà a sbattere la testa contro il muro lo legheranno al
letto».
È questo solo un aspetto delle gravi condizioni in cui versano i bambini con
disabilità mentale, tra i quali anche autistici, nella Federazione Russa. Da 0 a
4 anni essi vengono posti nelle «Case dei bambini» sotto il controllo del
Ministero della Salute, mentre dai 5 ai 18 anni negli “Internati”,
amministrati dal Ministero dei Lavoro e dello Sviluppo sociale. Dopo i 18 anni passano
in cliniche neuro psicologiche sotto il controllo del Ministero del Lavoro. Del tutto
assente il Ministero del l'Educazione. Il terzo rapporto della Federazione Russa al
Comitato per i Diritti dei minori dell'Onu parla dl 19400 bambini da 0 a 4 anni nelle
Case dei bambini e di 29000 negli Internati. Dietro queste cifre ci sono esseri umani,
con le proprie sofferenze ma anche con potenzialità e abilità soffocate,
rinchiusi in queste strutture per una regola amministrativa, una direttiva ministeriale
risalente al 1978.
Le procedure danno un enorme margine di discrezionalità ai medici degli
ospedali dove nascono i bambini; se vi è solo il sospetto dl problemi al sistema
nervoso centrale che possano condurre ad una disabilità mentale (comprese
cerebropatie, epilessie, autismo), la commissione che ha visitato il neonato convince i
genitori a rinunciare alla paternità, senza mostrare loro il figlio, Tutto questo
ha portato anche alla sottrazione dl bambini perfettamente sani, tanto che nel 2002
medici della regione siberiana dl Irkutsk sono stati perseguiti per aver venduto
neonati da adottare all'estero.
Oltre alla mancanza assoluta di programmi di educazione ed integrazione, anche il
personale è numericamente insufficiente.
Nelle Case dei bambini solo due infermiere turnano nelle 24 ore per 100 bambini con
una infermiera che si occupa di coloro che sono nei letti. Negli Interrati è presente
un medico ogni 250 minori. Una delegazione di Amnesty International quello a 400 km da
Mosca che ospita 205 bambini. Di questi, 30 soffrono di epilessia, 27 sono tenuti
permanentemente a letto e di loro 3 soffrono di Sindrome di Down, Un bambino di 9 anni,
costretto a letto, appare per altezza e peso come uno di 4 anni. Il medico responsabile
dice ad alta voce “Sorprende che essi siano ancora vivi, sono come vegetali, i
loro polmoni e i loro cuori funzionano ma non c'è niente nella loro testa”.
La Federazione Russa ha promulgato varie leggi sui soggetti disabili sin dal 1991, ma
nulla riguarda la tutela dei minori con disabilità mentali. Nel 2002,
l'Ombudsman parlamentare per la regione di Mosca ha denunciato in un rapporto la non
soddisfazione nelle Case dei bambini e negli Internati delle funzioni primarie che
possano garantire loro una vita normale e ha raccomandato di legiferare a tale
proposito. Analoghe raccomandazioni da parte del Comitato per i Diritti dei minori
dell'Onu: la Federazione Russa, pur avendo ratificato la Convenzione sui Diritti del
Fanciullo del 1989, non ha tradotto in leggi e norme proprie quanto si afferma negli
articoli 7, 9, 23, 25 a proposito di divieto di separazione forzata di neonati dai
genitori e di diritti inalienabili e dignità sociale dei disabili. Ecco perché
Amnesty International è seriamente preoccupata che nella Federazione Russa i bambini
con disabilità mentali siano privati del loro diritto all'educazione, ad una
vita familiare, costretti in istituzioni che calpestano la loro dignità in
quanto persone, in quanto soggetti di diritto e non oggetti di tutela, così come
sancito nella Convenzione sui diritti del Fanciullo, di cui domani 20 Novembre, ricorre
il 14° anniversario.
LICIA FERRIGNI
Presidente Amnesty International Puglia
Nuovo Quotidiano di Puglia - Lecce, Giovedì 12 giugno 2003, pag. XIV
La premiazione
Gli studenti e i disabili
Si terrà oggi, presso la direzione didattica II Circolo di via Pilanuova, la
cerimonia di premiazione per il concorso, bandito nelle scuole superiori,
dall'Associazione italiana persone down - sezione di Lecce. Il concorso, dal titolo
“Un po' del mio tempo lo dedico a te”, si colloca tra le iniziative
dell'associazione organizzate per l'anno internazionale delle persone disabili.
Gli studenti che verranno premiati questa sera si sono distinti per le attività
svolte a favore delle persone diversamente abili. I premi andranno, nell'ordine, a
Gabriele Quarta (liceo scientifico “De Giorgi”, Lecce), Chiara Gerardi
(Liceo Scientifico, Squinzano), Raffaele Cardinale (Ipssart, Cesarea Terme) e
Marilù Miceli (Istituto Professionale Servizi Sociali, Galatina), per la
produzione letteraria. Per la produzione artistica, invece, i premi andranno a Michela
Picciolo (Istituto Professionale Servizi Sociali, Galatina), Semrau Surija (Liceo
Classico “Capece”, Maglie) e alla classe IV D deIl'Istituto Magistrale di
Maglie.
A.L.
Nota all'articolo. Il ragazzo premiato dell'IPSSART di S. Cesarea Terme si chiama
Alfredo Cardinale
La Gazzetta del Mezzogiorno, Domenica 8 giugno 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 2
A Roma presente anche l'assessore provinciale Casciaro
Ragazzi down dal Papa
Venticinque ragazzi dell'associazione persone down sono
state ricevute dal papa.
Erano accompagnati dal presidente dell'associazione Maria Teresa Calignano e
dall'assessore provinciale alle Politiche sociali Claudio Casciaro. «È
stata un'esperienza molto significativa - sottolinea Casciaro - che si inserisce
nell'anno europeo delle persone disabili. Un momento emozionante e al tempo stesso
fondamentale nella crescita di questi ragazzi, che per la prima volta si recavano
a Roma senza l'accompagnamento dei genitori. L'iniziativa che abbiamo voluto
concretizzare, mira, nello spirito dell'associazione, a far recuperare quanto
più possibile l'autonomia dei ragazzi, motivo per cui l'esperienza è
andata ben oltre la pur importante visita».
I ragazzi, accomodati sul sagrato accanto al Santo Padre, hanno voluto inoltre
offrire un cesto con prodotti del nostro territorio e una foto attorno ad un grande
albero di ulivo, simbolo della salentinità. Il Papa, nell'occasione, ha
salutato e ringraziato tutti i ragazzi ed ha invitato a un particolare impegno in
quest'anno dedicato alle persone disabili.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 3 giugno 2003, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. 7
Ragazzi down dal Papa
Saranno ricevuti oggi dal Papa i ragazzi e le ragazze dell'Associazione Italiana
Persone down che saranno accompagnati dai volontari e dalla
responsabile Teresa Calignano.
Si tratta di 23 ragazzi di età compresa tra gli 8 ei 33 anni e per alcuni di
loro si tratta della prima esperienza lontano da casa senza i genitori.
Per l'occasione dell'udienza papale hanno preparato un canto per far sentire il loro
affetto al Santo Padre, ma anche una bella fotografia fatta su e intorno a un albero di
ulivo, proprio per contribuire anche loro, simbolicamente, ad un messaggio di pace,
speranza di pace che si fonda anche sull'accettazione della diversità.
È anche prevista una visita al bioparco di Roma, ex giardino zoologico, dove la
maggior parte dei ragazzi potrà avere l'occasione di vedere dal vivo per la
prima volta le diverse specie animali, compresa la zona di ornitologia curata dalla
Lipu.
Poi anche shopping, foto, souvenir, la monetina a Fontana di Trevi, un sorso d'acqua
alla barcaccia, la gradinata di Trinità di Monti, cose normali, banali che, come
sostenuto da Teresa Calignano, danno la possibilità di percepirti uguale pur
nella diversità.
(pdp)
Lecce Sera, Mercoledì 12 marzo 2003 - Speciale convegno -
Secondo convegno nazionale a Lecce dell'Associazione italiana
Scuola e lavoro: progetti di vita
per i giovani con sindrome di down
Convegno dell'Associazione italiana persone down - onlus di Nardò l'8, 9 e 10
maggio all'hotel Tiziano. Sostenuto dal patrocinio dei ministeri dell'Istruzione e
della salute e da Regione e Provincia di Lecce, l'iniziativa spiega la presidente
Maria Teresa Calignano, mira a “sollecitare una maggiore attenzione sul portatore
di handicap intellettivo, per cercare di rimuovere le barriere mentali che spesso ne
impediscono la crescita e lo sviluppo”.
Gli argomenti che saranno trattati ruotano attorno al ruolo primario della scuola
nella formazione degli alunni handicappati; l'integrazione scolastica, che deve essere
pensata propedeutica ad un possibile loro inserimento lavorativo. Insomma, progetti di
vita per valorizzare le abilità e contro l'emarginazione post-scolastica. Il
convegno, nell'ambito delle iniziative per l'Anno europeo delle perrsone con
disabilità, si ripropone, altresì, di evidenziare la formazione del
dirigente scolastico, la qualità e competenza delle varie figure professionali,
la necessità di organizzare sul territorio interventi finalizzati alla
conservazione delle capacità acquisite dopo la conclusione del ciclo di studio,
il collocamento mirato nel mondo del lavoro, le realtà abitative fuori dalla
famiglia e l'importanza dei controlli medici” conclude la presidente.
Al convegno è prevista la partecipazione di: Maura Gelati (ordinaria di
pedagogia sociale); Maria Gabriella Maiorano (ricercatrice di pedagogia speciale
presso l'università di Lecce); Marianna Calignano (dirigente scolastica di
Copertino); Laura Nota (docente di psicologia dell'integrazione sociale e scolastica);
Raffaele Cacchione (responsabile dell'ufficio H di Lecce); Salvatore Nocera (esperto
giuridico): Franca Lorè (insegnante specializzata); Anna Contardi (assistente
sociale); Donato Margarito (assessore provinciale alle politiche del lavoro di Lecce);
Salvatore Soresi (ordinario di psicologia deIl'Handicap); Alessandro Nocco
(coordinatore ufficio famiglia-minori-affido della provincia di Lecce; Andrea Canevaro
(ordinario di pedagogia speciale); Carlo Lepri (psicologo); Andrea Mannucci (docente
associato di scienze della formazione); Paolo Aprile (docente Ipssar di S. Cesarea
Terme); Francesco Gatto (direttore dipartimento di pedagogia); Chiara Stomeo
(già primario di genetica medica).
La partecipazione al convegno dà diritto agli esoneri dal servizio per gli
insegnanti interessati.
Per le iscrizioni ed informazioni 0833-567830.
(s.r.)
La Gazzetta del Mezzogiorno, Giovedì 27 luglio 2002, nell'inserto “Gazzetta di Lecce” pag. “Costa Jonica”
Uno stage «a tutto campo» per tredici giovani down
GALLIPOLI - Tredici ragazzi e giovani down, di ambo i sessi e di età
compresa tra gli otto e i 27 anni, assistiti dalla sezione provinciale di Nardò
dell'Aipd, Associazione italiana persone down, stanno svolgendo in questi giorni
uno stage presso il centro agrituristico «La masseria». Nel corso
di una settimana i ragazzi partecipano alle animazioni ed iniziative proposte
dalla struttura agli ospiti, dalle cacce al tesoro alle esperienze culinarie
ed artigianali, ed effettuano uscite sul territorio, tra l'altro per partecipare
alla festa di Santa Cristina nonché a visite guidate ad una motovedetta
della Guardia di finanza e al Planetario del Nautico. «Il tutto - dice
Maria Teresa Calignano, presidentessa dell'Aipd, che può contare su operatori
specializzati e volontari - nel rispetto dei tempi e delle capacità dei
ragazzi. È un'occasione per monitorare gli interventi fatti dagli operatori
nel corso dell'anno e per verificare se sono state acquisite capacità
di autogestione. Serve anche a dimostrare che, tra i vari luoghi comuni sulla
sindrome di Down, il più dannoso è quello di considerare tali
persone degli eterni bambini, in quanto negare la loro età cronologica
significa negare il loro diritto ad una possibile normalità. Il lavoro
maggiore - conclude non è quello che viene fatto sui ragazzi, ma quello
svolto per abbattere le barriere mentali della gente, che ancora impediscono
una reale integrazione di queste persone».
(g.a.)
Il Quotidiano, Giovedì 9 Maggio 2002, pag. XVII
Il caso Associazione persone down, Lions club, Alberghiero
Col progetto scuola-lavoro Daniele ha riscattato i disabili
Ieri è stato il suo giorno, ma anche il giorno dell'Istituto alberghiero,
dei Lions Club di Nardò, dell'Associazione italiana persone down, del
III Circolo di Nardò e di tutti coloro che hanno dimostrato come
sia possibile mettere in pratica un'idea per dare un calcio ai pregiudizi.
Lui è Daniele, ha vent'anni ed è, come si dice, un ragazzo portatore
di sindrome di Down, secondo la medicina. Per il resto è un ragazzo portatore
di speranze per tutti, di buona volontà, di affetto e di voglia di rendersi
utile.
È stato lui il protagonista di un progetto che è stato portato
avanti nel corso di quest'anno scolastico e che nasce dalla proposta avanzata
dalla sezione di Nardò dell'Aipd ed accettata dall'Iiss “Nicola Moccia”
di Nardò, settore alberghiero.
In buona sostanza la proposta era questa: mettere in pratica un progetto integrato
scuola-lavoro a favore di un alunno (Daniele frequenta l'Alberghiero). La realizzazione
del progetto è stata possibile grazie anche ad un finanziamento dei Lions
Club di Nardò.
Ma cosa ha fatto Daniele? In pratica il giovane, per due volte alla settimana,
accompagnato dalla sua tutor, ha prestato la propria opera di aiuto in cucina
nella mensa della scuola materna della zona 167.
Il progetto ha anche alcuni riferimenti normativi: la legge numero 68 del 1999
prevede l'inserimento lavorativo delle persone disabili, tramite un collocamento
mirato che tenga conto delle capacità lavorative.
Diciamolo subito: Daniele se l'è cavata benissimo. Con pazienza, allegria
e saper fare, ha svolto egregiamente le mansioni in cucina, mettendo in pratica
quanto finora ha appreso frequentando l'Istituto Alberghiero. In questi mesi,
Daniele ha avuto la possibilità di acquisire la coscienza del lavoratore,
attraverso l'assunzione di responsabilità, l'esecuzione di compiti precisi,
il rispetto di regole e così via.
«L'auspicio - ha dichiarato la responsabile dell'Aipd, Teresa Calignano - è
che tali esperienze perdano il carattere di eccezionalità e diventino
prassi, affinchè l'integrazione possa continuare anche al di fuori delle
aule scolastiche».
Dopo il lavoro, il meritato riconoscimento. Ieri, infatti, nei locali dell'Istituto
alberghiero (ex agrario) c'è stata la festa, con i colleghi di Daniele
e Daniele stesso che hanno preparato con le loro mani il rinfresco da offrire
a tutti i convenuti.
ANGELO LEZZI
La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 8 maggio 2002
Un giovane down chef della mensa scolastica
Sul menu ci saranno, com'è normale, i primi piatti, i secondi, i vini
ed i dessert. Quello che non scoprirete dopo, nel nostro ipotetico ristorante,
sono il nome o il volto di chi c'è dietro i fornelli: il novello Artusi
è un ragazzo down. È un «progetto integrato scuola-lavoro» a consentire
a D.B., ragazzo neritino portatore di sindrome di Down, di prestare le proprie
competenze professionali nelle cucine di una scuola materna. Si tratta di un'idea
che ha visto in trincea l'Associazione Italiana Persone Down di Nardò,
presieduta da Teresa Calignano, e una scuola superiore della città.
Tanto che oggi è il gran giorno: dalle ore 10,30 presso l'ex istituto
Agrario, verrà presentato un progetto di alternanza scuola-lavoro che
vede protagonista proprio il nostro ventenne portatore di sindrome di Down,
studente dell'Alberghiero. Il progetto, del resto, è nato proprio grazie
alla collaborazione tra l'Istituto diretto dal professor Donato Ingrosso e l'Aipd
di Nardò e si è potuto realizzare grazie ad un finanziamento del
Lions Club di Nardò al quale l'associazione aveva fatto richiesta. E
tutto ha un risvolto pratico che rende l'idea di come si possa intelligentemente
integrare una persona Down con il mondo del lavoro.
«Il ragazzo sta sperimentando questa esperienza lavorativa presso una mensa
di scuola materna - dice la signora Calignano - dove, due volte a settimana,
si reca per svolgere mansioni di aiuto in cucina».
Alla manifestazione sono stati invitati il commissario straordinario Nicola
Prete, la dirigente dei Servizi sociali Anna Dell'Angelo Custode, i funzionari
del Provveditorato agli Studi, i dirigenti scolastici ed il presidente del Lions.
Ma i protagonisti saranno soprattutto D.B. e una cinquantina di bambini della
scuola materna che faranno festa al loro nuovo amico cuoco.
BIAGIO VALERIO
Famiglia Cristiana, n. 10/2002, pag. 11
IN BREVE
Gli ostacoli peggiori? Le barriere mentali
Le allego un articolo apparso su un settimanale nella seconda settimana del dicembre scorso.
Credo che il vostro silenzio sia dovuto al fatto che non avete avuto occasione di leggerlo.
Sono anch'io una mamma colpevole, come tantissime altre, di non aver evitato la nascita di un
figlio Down con l'uso di un «civilissimo e innocuo aborto», come diceva l'articolo.
Non servono le leggi a tutelare chi è diverso, occorre una cultura diversa: sono le barriere
mentali a creare gli ostacoli peggiori. Ma attenzione, l'inizio può essere: non facciamo
nascere persone (e dico persone) con handicap, poi eliminiamo quelle che ci diventano (per un alto
senso di umanità, così non soffrono), e poi vediamo di liberarci anche dei vecchi
che tra l'Alzhaimer, le cataratte e tutti gli altri acciacchi, oh ragazzi, non ce la si fa
più.
La mia è la voce di una mamma, simile a quella di tantissimi altri genitori che esprimono
lo stesso sentimento: l'amore verso il proprio figlio, comunque. Non credo però che basti
solo la voce del genitore. Occorre anche un'opinione più autorevole, in grado di essere
più obiettiva, meno passionale. Ma io non ho letto e ascoltato niente da nessuno: forse ha
ragione quel giornale?
LETTERA FIRMATA
Condivido la sua indignazione per l'articolo a cui fa riferimento. Scandalizza non solo il
contenuto delle affermazioni, ma ancor più il tono. Il giornalista esibisce sorpresa: come
è possibile che al giorno d'oggi «possano ancora nascere bambini handicappati,
mongoloidi o affetti da malformazioni congenite, da malattie cromosomiche?». Dichiara che
questo comportamento permissivo è incompatibile con «l'approccio laico alla
medicina», che dovrebbe essere il nostro. Gli andrebbe ricordato che anche molte persone non
religiose si oppongono a una concezione eugenista, secondo cui il diritto alla vita va riconosciuto
solo ai prodotti “di qualità”.
Allo stesso tempo, però, va riconosciuto che questo pericoloso atteggiamento si va
insinuando tra i credenti Quanti fra i “buoni cristiani” hanno il coraggio di opporsi
all'aborto cosiddetto terapeutico, quando la diagnosi prenatale rileva una malformazione (anche
lieve, come il labbro leporino...!) o la predisposizione a una malattia genetica?
Per gestire bene le conoscenze che oggi la medicina prenatale ci permette di acquisire, sarebbe
necessaria una coscienza morale più elevata.
D.A.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Mercoledì 12 dicembre 2001, pag. 4
Convegno
«Down terapia affetto»
LECCE - Eccezionale successo del Primo Convegno Nazionale su «La persona
Down: percorsi per l'integrazione e l'educazione permanente», organizzato
a Lecce dalla sezione di Nardò dell'Associazione Italiana Persone Down.
Il convegno, che ha registrato uno spessore scientifico di eccezionale livello,
ha offerto ai partecipanti il contributo scientifico di docenti universitari,
medici ed esperti che hanno esaminato il percorso di approfondimento tematico
proposto dagli organizzatori dalle diverse angolazioni. Circa 200 tra insegnanti
di sostegno, fisioterapisti, medici, infermieri, capi d'istituto assistenti e
genitori, provenienti dal Lazio, dalla Campania, dalla Sicilia, oltre che dalle
diverse province della Puglia, hanno potuto arricchire il proprio bagaglio di
conoscenze professionali ed umane, attrezzandosi in maniera più adeguata
a svolgere il proprio ruolo in una prospettiva di autentica integrazione dei soggetti
con sindrome di Down. «Il primo dato che è emerso a conclusione dei
lavori è stato l'importanza di intervenire sin dalla nascita con operazioni
mirate a consentire alla persona Down di intraprendere un percorso di vita che
possa permetterle di sviluppare capacità di autonomia che consenta in futuro
di operare delle scelte», ha dichiarato Maria Teresa Calignano presidente
della sezione di Nardò dell'Aipd ed organizzatrice del convegno. Una necessità
rimarcata anche dal quadro emerso dalle risposte fornite ad un questionario sottoposto
a 41 famiglie con soggetti Down della provincia dl Lecce. Uno spaccato che ha
sottolineato la scarsa sensibilità del personale sanitario nell'informare
i genitori dei bambini nati con questa sindrome. «Con l'assessore alle politiche
sociali della Provincia abbiamo avviato un discorso che punta a costruire qualcosa
di concreto - ha sottolineato la dottoressa Calignano - I nostri obiettivi di
fondo rimangono comunque tre: l'informazione tempestiva alle famiglie con un adeguato
supporto psicologico, la riabilitazione e la perfetta integrazione scolastica.
Infine una formazione professionale pensata per l'handicappato intellettivo e
funzionale al suo inserimento a pieno titolo nel mondo del lavoro».
GIANCARLO COLELLA
Lecce Sera, Domenica 25 novembre 2001, pag. 7
A Lecce un convegno per affrontare i mille problemi
Aiutateci a essere normali
L'appello dei “down”
LECCE - I down leccesi e le loro famiglie chiedono aiuto per non restare soli,
per venire fuori da una situazione che per loro con il passare degli anni diventa
sempre più drammatica. L'appello è stato lanciato nel corso del
convegno nazionale che si è aperto ieri mattina in città (Hotel
President) e che proseguirà sino a domenica prossima. Il seminario su
“Le persone down: percorsi per l'integrazione e l'educazione permanente”
è stato organizzato dalla locale sezione dell'Associazione italiana persone
down, presieduta da Maria Teresa Calignano. Numerose le autorità e gli
esperti intervenuti alla prima giornata di lavoro. Tra gli argomenti trattati,
quello della riabilitazione e dell'integrazione scolastica, elementi quantomai
importanti per un corretto inserimento nel tessuto sociale. E ancora informazione
e supporto alle famiglie affinché possano seguire con gli strumenti giusti
il percorso dei soggetti affetti da sindrome di down. Particolare attenzione
è stata rivolta al ruolo che dovrebbero avere le istituzioni. In particolare
per quel che riguarda la realizzazione di adeguate strutture che non siano solo
“contenitori”. I responsabili dell'associazione leccese hanno presentato
alla Provincia un progetto per la realizzazione di un centro diurno per il recupero
dei ragazzi affetti da sindrome down.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Venerdì 23 novembre 2001, pag. 3
Un convegno
Persone down e problemi di integrazione
«La persona down: percorsi per l'integrazione e l'educazione permanente».
Questo il tema del convegno nazionale che si svolgerà oggi, domani e
domenica all'hotel President. Organizzato dalla sezione di Lecce dell'associazione
italiana persone down, con il patrocinio del Ministero dell'Istruzione, Università
e ricerca, del Ministero del Lavoro, della Regione, della Provincia, dell'Università
e della Asl Lecce 1 e Lecce 2, il convegno rappresenta un momento di riflessione
ma anche di programmazione nel campo delle disabilità intellettive, in
particolar modo per le persone con la sindrome di Down. Alla «tre giorni» del
convegno parteciperanno insigni studiosi e operatori impegnati in questo settore.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 19 giugno 2001, pag. 10
L'impegno delle sei sezioni di Puglia e Basilicata dell'Aipd
Down, persone come tutti noi
“Nuovi percorsi per costruire la normalità”
L'Associazione Italiana Persone Down (A.I.P.D.) nasce nel 1979 a Roma per volontà
di un gruppo di genitori di bambini con Sindrome di Down con il nome di Associazione
Bambini Down (cambierà la propria denominazione in AIPD nel 1995). Oggi,
in Puglia e Basilicata sono operative sei sezioni provinciali: particolarmente
attive quelle di Nardò e Matera.
“La sezione di Nardò - ci racconta la presidente Teresa Calignano -
si è costituita nel 1998, è un'associazione di volontariato e,
in pochi anni, si è arricchita della presenza di volontari e di operatori.
Tutte le nostre attività sono rivolte in tre differenti direzioni. Ai
genitori di persone con Sindrome di Down, specialmente ai neo-genitori, per
far superare loro incertezze e dubbi sulle reali capacità dei loro figli;
ai ragazzi con Sindrome Down per permettere loro di acquisire maggiore autonomia;
all'ambiente in cui vive il ragazzo, ambiente inteso come scuola, quartiere,
per evitare un comportamento spesso solo assistenzialistico e protettivo che
non gli consente di crescere e diventare “adulto” lasciandolo costantemente
nella condizione di “eterno bambino”. In questi pochi anni - ci spiega
la presidente - abbiamo istituito un corso di educazione alle autonomie per
adolescenti Down, abbiamo incontrato docenti e compagni di classe per facilitare
il processo di integrazione e abbiamo intrapreso rapporti di collaborazione
con le strutture pubbliche”.
Ma non è tutto. “Abbiamo anche - dice la presidente - istituito
un servizio di consulenza per genitori e insegnanti per fornire corrette informazioni
sulla sindrome. Dall'inizio di quest'anno abbiamo affrontato gli aspetti legati
all'inserimento lavorativo e stiamo per attivare un corso di informatica. Come
ogni anno i ragazzi del corso di autonomia parteciperanno ad un campo scuola
della durata di una settimana per fare espe rienza di autogestione”.
Pur in linea con i principi dell'integrazione socio-lavorativa delle persone
con Sindrome Down, la sezione di Matera ha avuto una storia associativa diversa.
“La nostra sezione - ci spiega Geltrude Meli Potenza, presidente dell'AIPD di
Matera - è nata nel 1985, ma ha avuto difficoltà ad affermarsi
sul territorio sia per ragioni interne all'organizzazione che per motivi legati
alla difficoltà di spostamento dei genitori da un paese all'altro della
provincia che ha sicuramente influito sugli aspetti aggregativi indispensabili
per una associazione come la nostra. La sezione di Matera, come molte associazioni
non profit, svolge anche attività di raccolta fondi per poter lavorare
in favore dei ragazzi. Una simpatica iniziativa, promossa da un pizzaiolo, è
stata la vendita di pizze con lo slogan “una pizza per la solidarietà”.
Le attività che svolgiamo per i genitori e per i loro figli all'interno
della nostra sezione sono guidate da operatori e volontari che hanno lo scopo
di educare, soprattutto i più grandi, all'autonomia, per sapersi comportare
con gli altri per una migliore integrazione sociale, e per un corretto inserimento
lavorativo”
Perché questo accada, ovviamente, occorre fare informazione. “È
indispensabile - rileva la presidente - per la nostra provincia è far
conoscere in modo corretto cosa è la Sindrome Down e soprattutto quali
sono le potenzialità di queste persone poiché ci sono ancora molte
barriere “mentali” da superare”.
ALDO CAVALLINI
La Gazzetta del Mezzogiorno, Martedì 19 giugno 2001, pag. L5/5
Realizzato un progetto che ha visto protagonisti ragazzi
down e i volontari dell'associazione
La danza per abbattere le barriere
“Facilitiamo l'integrazione dei disabili, superando i pregiudizi”
Grande successo di pubblico per la manifestazione “Emozionindanza”,
tenuta nel centro agrituristico “La Masseria”, dai ragazzi e dagli
operatori volontari dell'associazione italiana persone down di Nardò.
Otto quadri simbolici esplicati nella danza e nel linguaggio del corpo per
abbattere definitivamente le barriere mentali e culturali. L'Aipd di Nardò,
presieduta da Teresa Calignano, con sede a Nardò in via Montessori, diffonde
una corretta informazione sulla sindrome di Down per liberarla dai molti pregiudizi
e per favorire l'integrazione familiare, scolastica, sociale e lavorativa attraverso
interventi psicopedagogici mirati per migliorare l'immagine di sè e l'autostima.
Nell'ambito di questo progetto ha preso corpo il corso di danza-terapia ed
educazione al movimento creativo, tenuto da Carla Cantatore, laboratorio finalizzato
all'espressione e alla comunicazione delle emozioni, attraverso la valorizzazione
delle possibilità di ciascuno di comunicare con gli altri utilizzando
il linguaggio del corpo. Utilizzare il movimento del corpo e la danza come un
potente alfabeto per entrare in relazione profonda e naturale con gli altri,
abbattendo i limiti e le barriere insite nella comunicazione verbale. La danza,
grazie alla valenza simbolica, e la musica, grazie alle sue qualità ispirative
ritmiche e melodiche, offrono situazioni di dialogo e di stimolo che, in persone
che hanno delle problematiche inerenti alla comunicazione e alla capacità di
gestire il proprio corpo, permettono di sperimentare le proprie potenzialità.
Otto quadri, quelli messi in scena sul palco della “Masseria”, diversamente
musicati, dal tango alle maracas, dal Madredues ai suoni della natura, per dimostrare
le proprie capacità espressive attraverso il libero movimento creativo.
“Un lavoro carico di emozioni - dice Carla Cantatore - che ha facilitato
nei ragazzi il processo di integrazione nel gruppo e ha suscitato negli spettatori
un notevole coinvolglmento emotivo”.
Nell'ottobre scorso i ragazzi erano stati ospitati dalla senatrice Maria Rosaria
Manieri tra i banchi del Senato, rendendosi per la prima volta felicemente “protagonisti”.
IGNAZIO CACUDI
La Gazzetta del Mezzogiorno, Sabato 16 giugno 2001, pag. LE9
Giovani down
Il movimento del corpo come scoperta di sè, come espressione di creatività,
come linguaggio originale, come strumento di integrazione fra “gli attori”
e chi si trovi ad essere spettatore: è questo lo scopo dello spettacolo
“Emozionindanza”, in programma alle 20,30, presso il Centro “La
masseria”. La premessa, di per sè valida, acquista maggiore valore
se si considera che a danzare saranno sette ragazze e ragazzi down e le operatrici
volontarie, guidate dalla dottoressa Carla Cantatore, dell'Associazione italiana
persone down, che ha la sede provinciale a Nardò ed è presieduta
da Maria Teresa Calignano. Suo fine principale, oltre l'integrazione, è il
superamento dei pregiudizi verso la sindrome.
La Gazzetta del Mezzogiorno, Lunedì 11 giugno 2001, pag. 21
“Sì, caro Graziano siamo accanto a te”
NARDÒ - Caro Graziano, grazie alla bella pagina la Gazzetta della Scuola,
ho potuto leggere il tuo articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno
il 19 maggio scorso. Le tue considerazioni, i tuoi sentimenti, i tuoi desideri
che con coraggio hai manifestato in quelle poche righe mi hanno davvero colpito.
Mi hanno costretto a fermarmi per riflettere sulle questioni che hai posto.
Il tuo appello credo che non ha bisogno di altri commenti, serve soltanto da
parte di tutti una maggiore attenzione verso gli altri, verso i “diversi”
che chiedono solo di vivere come tutti gli altri e di avere le stesse possibilità
che quotidianamente gli altri, i normali, possono avere. Ed io vorrei cogliere
questa occasione per interessare l'opinione pubblica e soprattutto coinvolgerla
ad una iniziativa presa dal Lions Club di Nardò, rivolta a quelle persone
che, affette dalla sindrome di Down, chiedono solo una vita più normale.
Ed in questa direzione infatti si inserisce il progetto che ha come scopo finale
la creazione di un centro diurno per giovani e adulti con sindrome di Down.
Un tale centro creerebbe le condizioni necessarie per favorire lo sviluppo all'autonomia
personale e la capacità di comunicazione e socializzazione di giovani
e adulti e far sì che il desiderio di vivere come gli altri, espresso
da Graziano, possa non rimanere solo un sogno.
Un progetto probabilmentete ambizioso,
ma che vogliamo intraprendere e portare a termine attraverso alcune tappe di
avvicinamento. E la prima, che abbiamo già avviato, riguarda la realizzazione
di un corso di alfabetizzazione informatica per i soggetti portatori di sindrome
di Down per i quali non esistono, specie nelle nostre zone, corsi di formazione
specifici. E per questo progetto il Lion Club di Nardò ha già
messo a disposizione dell'Associazione Italiana Persone Down, sezione di Nardò,
la somma di sei milioni e mezzo proprio per l'attuazione del corso di alfabetizzazione.
Ma mi rendo conto che questo è ancora troppo poco per poter aiutare in
maniera fattiva le persone alle prese con la sindrome di Down. Ma si tratta
di un primo passo fatto dall'associazione che mi onoro di rappresentare.
Un passo questo, caro Graziano che non aiuterebbe solo le persone alle prese con
il famigerato cromosoma in più, ma soprattutto noi che ci riteniamo normali,
e che invece abbiamo da imparare molto da chi, come te, ci ha dato un'autentica
lezione di vita.
FRANCO GUERRAZZI (presidente Lions Club Nardò)
La Gazzetta del Mezzogiorno, Sabato 19 maggio 2001, pag. LE 4
Sono un down, ma voglio vivere come gli altri
Mi chiamo Graziano e sono un ragazzo Down. Non mi è facile precisare
la mia condizione, perché questo cromosoma in più mi causa non
pochi problemi a livello psicologico, anche se molti ritengono che non abbiamo
una tale sensibilità. Io personalmente mi sono accorto della mia diversità quando
ancora frequentavo la scuola materna.
È vero che io, come altri ragazzi come me, ho un ritardo intellettlvo
ma questo non mi impedisce di rendermi conto che quando sono per strada, nei
negozi o in qualsiasi altro luogo pubblico ho sempre tante paia di occhi attaccati
addosso. Questo mi imbarazza molto, non so cosa fare. A volte vorrei chiedere
perché mi guardano, altre volte vorrei dire ai genitori di bambini piccoli:
“Insegnate al vostri figli che non è bello fissare in quel modo
le persone”. È diverso parlare con qualcuno, magari anche sorridersi,
ma quegli occhi che ti scrutano, ti penetrano, fino a farti sentire fuori luogo,
posto, è veramente una sensazione molto spiacevole, credo per chiunque.
La sindrome di Down è un handicap che ti rende subito riconoscibile
per via di alcune caratteristiche somatiche. In realtà siamo diversi, rassomigliamo
ai nostri genitori come tutti gli altri ragazzi, ma pochi se ne accorgono e
questo è uno dei tanti pregiudizi ancora da sfatare. A me piacerebbe
vivere come qualsiasi altro ragazzo della mia età: uscire con gli amici, lavorare,
andare in discoteca, avere una macchina ed una ragazza. In realtà non ho niente
di tutto questo, ma nessuno se ne accorge (mia mamma sì) e questo è
un altro luogo comune: i Down sono eterni bambini e sono asessuati. Io non sono
un bambino. Posso avere alcuni comportamenti infantili, ma per altri mi comporto
in relazione alla mia età cronologica. Lo so che molti pensano che non è
possibile che io mi esprima in questo modo, ed è vero. Io sono ancor
più penalizzato, perché a causa di una scarsa capacità fonatoria
non articolo bene le parole e questo mi causa altri problemi, Se io invece fossi
in grado di esprimermi bene e dire quelle che sono le mie aspirazioni, le mie
emozioni, i miei desideri, i miei progetti, i miei..., invece la maggior parte
delle persone pensa che non ho nulla per la testa.
Vivo bene, non mi manca nulla,
è vero! Sono molto fortunato con una famiglia che mi vuole bene e si
preoccupa di me. Ma non mi basta. Io voglio vivere e vivere non significa respirare,
mangiare. Io voglio vivere la vita, conoscerla, fare esperienze. Vorrei vivere
come vivono gli altri, fare le esperienze che fanno gli altri, non mi hanno
permesso di fare il militare, mi hanno detto che io la patente non posso prenderla.
E senza una macchina come faccio a portare fuori una ragazza? State sorridendo,
lo so! Sogno, lo so! E continuerò a sognare e a sperare finché
un giorno mi renderò conto che non posso realizzare nulla di tutto questo,
e allora, come tanti altri ragazzi/e della mia condizione, penserò che
sono stato tradito, che “integrazione” è una parola vuota
di contenuti realistici, che le belle frasi sono capaci a dirle in tanti, come
in tanti sono bravi a scrivere libri, a parlare nei convegni.
Perderò
l'entusiasmo e la voglia di fare, gli “altri” non rappresenteranno più
nulla, non mi sentirò più “integrato”, mi chiuderò
in me stesso, non vorrò più uscire, dirò con le parole
di Quasimodo: “Lasciatemi così, come una cosa posata in un angolo
e dimenticata” e potrò soltanto aspettare... E qualche medico
dirà: “E sì, i Down sono soggetti all'invecchiamento precoce ed
anche all'Alzhaimer. Purtroppo...!”.
GRAZIANO
Nardò Informa, dicembre 2000, Anno I, n. 4, pag. 12
Io vado a giocare vieni anche tu
Una giornata di gioco in nome del recupero dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
È quella che si è svolta lo scorso 22 ottobre nelle principali piazze del centro
storico della città. Prosegue infatti la campagna per valorizzare e promuovere il gioco
come strumento di relazione e comunicazione determinante per la crescita e lo sviluppo del bambino.
La mattinata di domenica 22 ottobre dalle ore 9.00 alle ore 13.00 ha visto cinque piazze del
centro storico (Salandra, Pio XI, La Rosa, S. Antonio e il Chiostro dei Carmelitani) animarsi con
la presenza di 100 ragazzi delle scuole elementari e medie di Galatone e Nardò che si sono
cimentati in giuochi a squadre. In particolare. in piazza Salandra, sono stati riproposti con
successo alcuni giochi del passato. L'iniziativa che si è svolta il 22 ottobre s'inserisce
nell'ambito dei progetti M.A.R.C.O. P.O.L.O. e CRESCERE INSIEME , realizzati ai sensi della
legge 285/97 e L.R. 10/99 sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e coordinati dal Comitato
Tecnico di bacino cui aderiscono il comune di Nardò e quello di Galatone.
Ad organizzare l'animazione di piazza lo scorso 22 ottobre una delle associazioni che aderiscono
al Comitato, l'Associazione Italiana Persone Down, sezione di Nardò.
Non sono mancati collaborazione e coinvolgimento da parte di rappresentanti del mondo della
scuola, dell'associazionismo e del volontariato. Nella domenica dedicata al gioco sono stati
coinvolti infatti gli Scout Nardò 2, i volontari della protezione civile, i Ranger. Tra gli
obiettivi che l'A.I.P.D. si proponeva c'era innanzitutto quello di far riscoprire ai ragazzi il
giuoco fine a se stesso. Importante era dimostrare come possa essere più divertente e costruttivo
giocare, essere in competizione e gareggiare con un amico in carne ed ossa piuttosto che con un
amico virtuale.
Si voleva inoltre valorizzare il contesto del gioco: ed ecco la scelta del gioco nel centro
storico della città. Il borgo antico non ha infatti bisogno d'attrezzature particolari, ma di
fantasia, creatività, spirito d'adattamento.
E ancora l'A.I.P.D. puntava a valorizzare il gioco come possibilità di fare movimento spontaneo
e naturale;
Non solo. Giocare è un momento significativo per riscoprire capacità affettive, dei bambini e
degli adulti. Il gioco offre infatti la possibilità all'adulto, genitore o nonno, di riscoprirsi
bambino e, magari, di insegnare ai più piccoli qualche vecchio “giuoco di strada”.
La domenica di gioco è stata, poi, una nuova occasione d'integrazione con ragazzi e ragazze
Down che si sono inseriti con compiti ben specifici dimostrando entusiasmo e tanta partecipazione.
Molti i genitori e i nonni che hanno assistito e partecipato ai giochi di piazza. I più piccoli
tra i bambini hanno avuto il loro da fare con le simpatiche forme di palloncini realizzati dai
volontari dell'A.I.P.D. E tra gli anziani molti hanno voluto provare a rigiuocare al “Basticalloi”.
Molta emozione ha anche suscitato il giuoco dei bottoni, o per meglio dire “naddhre”
A fine mattinata ogni elemento della squadra vincitrice ha ricevuto in regalo una calcolatrice
con la possibilità della conversione della lira in euro. Un tripudio di palloncini, piovuti
dall'alto della terrazza del Circolo Cittadini sui quali tutti i ragazzi si sono tuffati producendo
l'effetto “fuochi d'artificio” ha concluso la bellissima mattinata. I racconti spesso iniziano:
“Era una bella giornata di sole....” Questo finisce “È stata una bella giornata di sole e non
solo!!!”.
TINA DELL'ATTI